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al testo di Alberto Rizzi
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È forse pioggia il candore che odo dalle tue mani
Non fermarti ad enumerare l’enormità di quanto v’è d’inutile qui attorno
gli è già per noi grànpéso l’osservare di ciascuno che si fece gente il suo viso d’ebetudine ‘mbevuto
Pensa allora a pioggia a notte che l’ógnicòsa racchiudono pure a questa casa che muta si staglia nuova contro l’enormità d’ogni grezzura ostile di tutto ciò che fu rivolto a inutile
Qui all’intorno può essere che il candore si rifletta sopra i muri a generare un’inquietudine foriera di domani
(tratta dalla raccolta "L'armadio cromatico", S. Bellino (RO), Ed. L'Archivio della Memoria 2000) |
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